venerdì 21 settembre 2007

Recensione

Io non ho paura

Il romanzo di Niccolò Ammaniti era la base del film di Gabriele Salvatores del 2003. L'infanzia, soprattutto i soui conflitti famigliari, è il tema di questa dramma cinematografico. Si tratta di un bambino, Michele, che deve fare l'esperienza di assumere una grande responsabilità: per caso si trova in metà di un crimine orribile, un avvenimento che gli insegna courage e mette la relazione con suo padre alla prova. Un estate soffocante, un paese piccolissimo e gente da piccolo borghese con un segreto terribile creano un'atmosfera che rendono il film molto realistico. Sempre dal punto di vista di Michele questa storia viene raccontata cronologicamente e finisce nella catastrofe originata della ricerca del denaro rapido. Questo piccolo paese siciliano isolato non permette di nascondere l'indole umana, quindi è un palcoscenico perfetto per un dramma sociale dei giorni nostri.
Il film fa pensare il pubblico a sua famiglia, alla sua vicinanza, ai soui amici. Non dice che ognuno può essere cattivo, ma che nascosto nella famiglia, nelle piccole società ci esistano dei lati oscuri. Michele, il bambino, ha il destino di svegliare il buono nei adulti e di venire a sapere che a volte c'è bisogna di un disastro per rafforzare relazioni con i soui cari.

1 commento:

Francesca Falconi ha detto...

Sono d'accordo sul fatto che la comunità piccola formata da poche persone costituisca un palcoscenico perfetto per focalizzare l'attenzione sui drammi umani e sulle caratteristiche di ogni singolo personaggio. Invece non sono d'accordo sul fatto che si tratti di famiglie piccolo-borghesi, al contrario mi sembrano l'esempio tipico della famiglia contadina o comunque di bassa estrazione sociale, che cerca si sfuggire alla propria situazione tramite una scappatoia apparentemente facile ma anche disperata.